Piramide del faraone Unas
La Piramide del faraone Unas, ultimo sovrano della V dinastia che, a differenza dei suoi predecessori, le cui piramidi non presentano iscrizioni od incisioni di alcun genere, le camere della sua ne sono interamente ricoperte. Prima però di proseguire con le piramidi della VI dinastia cerchiamo di capire cosa sono tutte quelle iscrizioni che, come detto, a partire dal faraone Unas (2400-2300 a.C.), troveremo in altre piramidi, i cosiddetti “Testi delle Piramidi”.
Fu l’egittologo francese Gaston Maspero, nel 1881, a scoprire per primo questi testi ai quali, dato il luogo in cui furono rinvenuti gli assegnò il nome di “Testi delle Piramidi”. Consistono in una raccolta di formule rituali egizie risalenti all’Antico Regno che hanno il loro riferimento più antico appunto nella piramide di Unas ma verranno utilizzati successivamente anche da alcuni re e regine della VI dinastia. Ne sono stati rinvenuti nelle piramidi dei faraoni Teti, Pepi I, Merenra, e Pepi II ed in quelle delle regina Ankhesenpepi II, Neith, Iput II, Udjebten e Bahenu.
Testi delle Piramidi
Testi delle Piramidi
Innanzitutto va precisato che i “Testi delle Piramidi”, non sono, come viene spesso ritenuto, un testo unico del tipo di un libro che viene ripetuto tale e quale ovunque lo troviamo, questi sono composti da un totale di 759 formule o espressioni spesso diverse da una piramide all’altra ed in nessuna piramide compaiono al completo. La versione rinvenuta nella piramide di Unas è composta da 228 formule.
I “Testi delle Piramidi”, come detto, precedono di molto i “Testi dei sarcofagi” ed il “Libro dei Morti” e, a differenza di questi ultimi, erano riservati ai soli faraoni (con alcune eccezioni, li troviamo infatti nelle tombe delle regine citate sopra), inoltre questi testi non riportavano illustrazioni.
Il Geroglifico
Per gli egizi la parola aveva un valore magico. La sua forza agiva quando essa veniva pronunciata o scritta. Questa magia aiutava il defunto nel mondo ultraterreno sotto forma di scongiuri e magie, e erano a solo uso del faraone defunto, tant’è che dopo la sepoltura la piramide veniva sigillata e nessuno più li avrebbe dovuti vedere.
Testi delle Piramidi
Le formule avevano lo scopo di garantire la protezione dei resti del faraone, di infondere lo spirito nella sua mummia assicurandone l’ascesa tra le stelle imperiture e permettere la riunificazione del sovrano con il dio Sole Ra. Poiché questi testi si trovano nelle piramidi, mi sorge il dubbio che, i potenti sovrani dell’Antico Regno, sicuri di se al punto da credersi immortali, non avessero poi quella grande fiducia che tutto sarebbe andato liscio nell’ora del trapasso dubitando della loro sicura salvezza e cercassero, attraverso la magia della parola, di assicurarsi un sicuro cammino verso il cielo.
Dopo la Pietra di Palermo, cronologicamente precedente, i Testi contengono la più antica citazione di Osiride come dio dell’aldilà. Probabilmente tutte quelle formule venivano pronunciate quando il corpo del re era preparato per la sepoltura, mentre la mummia veniva collocata nel sarcofago e mentre si portavano gli oggetti funebri nella tomba. O forse non venivano pronunciati da nessuno.